TESTIMONE

DELLA SPERANZA

 

 

 

 

Testimonianza e meditazione in musica
sulla vita del  cardinale

 

 

François - Xavier  Nguyen

VAN THUAN

 

 

 

 

Al pianoforte don Carlo Josè Seno

Testimonianza di don Natale Monza

Voce recitante Marco Pigni

 

 

 

 

 

 

0. INTRODUZIONE

Diapo 1

 

 

don Carlo


Da vari anni propongo l'annuncio del Vangelo attraverso la musica. Negli ultimi tempi questi recital hanno avuto una svolta: grazie all'unità con don Natale e don Paolo abbiamo iniziato a presentare questi spettacoli insieme. E questo diventa l'occasione di una nuova evangelizzazione, con Gesù in mezzo a noi. Così, un recital dopo l'altro, stasera è la 47esima volta che raccontiamo l'esperienza del cardinale Van Thuan.

Ascolteremo don Natale che l’ha conosciuto e che ci racconterà quanto di lui ha nel cuore. Sentiremo Marco che ci leggerà alcuni brani tratti dagli scritti del Cardinal van Thuan stesso. Io mi permetterò semplicemente di commentare quanto viene letto e raccontato attraverso il linguaggio della musica, proponendo alcuni brani musicali evocativi che possono aiutare a  interiorizzare l’ascolto. Il tutto con un desiderio: quello di mettere a ciascuno di noi, nel cuore, il proposito di diventare testimone della speranza.


1.          L’INCONTRO

 

Diapo 2

 

don Natale

 

Ho conosciuto il cardinale e ho mantenuto con lui frequenti contatti solo negli ultimi quattro mesi della sua vita. La domenica 5 maggio 2002 nel tardo pomeriggio insieme a un altro sacerdote attendevo all’aeroporto di Linate il cardinal van Thuan che giungeva a Milano per sottoporsi a un intervento chirurgico al centro dei tumori. Mi accoglie con un abbraccio fraterno, da vecchi amici (non ci conoscevamo prima d’allora); ma ho avuto la percezione immediata di trovarmi di fronte ad un singolare uomo di Dio.

Accompagnato il cardinale alla pensione per depositare i bagagli, ci siamo messi alla ricerca di un ristorante aperto, finché siamo approdati in una “trattoria”. Ha chiesto per sé una semplice omelette, mentre voleva che noi ordinassimo il meglio che ci veniva offerto. A tavola ci manifestava la sua preoccupazione, ma anche la sua fiducia per quel “brutto” intervento che avrebbe dovuto subire. Si trattava di un intervento con una durata prevista di 18/20 ore eseguito da tre équipe di medici che si sarebbero succedute.

L’indomani il ricovero in ospedale; due giorni dopo l’intervento, durato solo 7 ore a motivo della situazione sfavorevole riscontrata durante l’intervento stesso.

Ho passato la notte tra giovedì e venerdì in ospedale per l’assistenza. Proprio durante le ore notturne il cardinale, dopo una telefonata del chirurgo, veniva trasportato in sala di cura intensiva per poter meglio controllare tutte le sue funzioni. Nessun lamento; alle spiegazioni del medico,  la sua risposta era sempre un appena percettibile “sì”.

E’ rimasto a Milano due settimane dopo l’intervento; ho potuto visitarlo più volte e mantenere anche contatti telefonici. Poi è tornato a Roma.

 

Diapo 3

 

don Carlo

 

Il brano di Rachmaninoff che ora interpreto ha in sé un forte carica emotiva. Esprime presagi di sofferenza talora laceranti e momenti di inquietudine, di agitazione. Poi, raggiunto il vertice della tensione tutto si calma poco a poco. E gli ultimi accordi si aprono ad un orizzonte di pace.

 

 

Rachmaninoff: Preludio                               

 

 

 

 

 


2.         IN PRIGIONE

 

Diapo 4

 

don Natale

 

Ma chi è il cardinal Van Thuan?

                                           

Nato il 17 aprile 1928 è stato educato alla fede particolarmente dalla mamma Elisabeth. La mamma ultracentenaria ancora in vita nel momento della morte del cardinale, è la “donna forte che ha sepolto i suoi fratelli massacrati dai traditori, a cui ha poi sinceramente perdonato, accogliendoli sempre, come se niente fosse successo”. Van Thuan discende da una famiglia che può annoverare numerosi martiri: nel 1885 tutti gli abitanti del villaggio di sua madre furono bruciati nella chiesa parrocchiale, eccetto suo nonno che in quel tempo studiava in Malesia; i suoi antenati paterni sono stati vittima di molte persecuzioni tra il 1698 e il 1885.

E’ stato ordinato sacerdote l’11 giugno 1953; consacrato vescovo di Nha Trang il 24 giugno 1967 (a 39 anni) è stato poi nominato da Paolo VI arcivescovo coadiutore di Saigon, l’attuale Hochiminville, il 24 aprile 1975.

Dopo pochi mesi però con l’avvento del regime comunista è stato arrestato ed incarcerato il giorno dell’Assunzione di quello stesso anno.

 

Diapo 5                                                                                    

 

Lettore

 

“Il 15 agosto 1975, festa dell’Assunta, a Saigon sono stato invitato a recarmi al Palazzo dell’Indipendenza. Là sono stato arrestato. Erano le 14.00. In quel momento tutti i sacerdoti, i religiosi e le religiose erano stati convocati al Teatro dell’Opera, allo scopo di evitare ogni reazione da parte del popolo. Inizia così per me una nuova e specialissima tappa della mia lunga avventura.

Sono partito da casa vestito con la tonaca, con un rosario in tasca. Durante il viaggio verso la prigione, mi rendo conto che sto perdendo tutto. Non mi resta che affidarmi alla Provvidenza di Dio. Pur in mezzo a tanta ansia, sento una grande gioia: oggi è la festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria in cielo.

Da quel momento è vietato chiamarmi vescovo, padre…Sono il signor van Thuan. Non posso più portare nessun segno della mia dignità. Senza preavviso, mi viene chiesto, anche da parte di Dio, un ritorno all’essenziale”.

  

don Natale

 

Durante le visite in ospedale il cardinale raccontava volentieri le esperienze più significative dei suoi 13 anni di prigione, nove dei quali in isolamento. All’inizio della sua lunga prigionia, in questa nuova, imprevista situazione van Thuan, pur essendo già vescovo, ha la grazia di riscoprire con maggior profondità la radice dell’esperienza cristiana.

 

Lettore

 

“Durante la mia lunga tribolazione di nove anni di isolamento, in una cella senza finestre, a volte sotto la luce elettrica per molti giorni, a volte nell’oscurità, mi sentivo soffocare per il caldo e l’umidità, al limite della pazzia. Ero ancora un giovane vescovo, con otto anni di esperienza pastorale. Non riuscivo a dormire, ero tormentato al pensiero di dover abbandonare la diocesi, di lasciar andare in rovina tante opere che avevo avviato per Dio. Sperimentavo come una rivolta in tutto il mio essere.

Una notte, dal profondo del cuore una voce mi disse: “Perché ti tormenti così? Tu devi distinguere tra Dio e le opere di Dio. Tutto ciò che hai compiuto e desideri continuare a fare … è un’opera eccellente, sono opere di Dio, ma non sono Dio! Se Dio vuole che tu abbandoni tutto ciò, fallo subito, e abbi fiducia in lui! Dio farà le cose infinitamente meglio di te. Egli affiderà le sue opere ad altri che sono molto più capaci di te. Tu hai scelto Dio solo, non le sue opere!”. …Da quel momento una nuova forza ha riempito il mio cuore e mi ha accompagnato per 13 anni. Sentivo la mia debolezza umana, rinnovavo questa scelta di fronte alle situazioni difficili, e la pace non mi è mai mancata”.

 

Diapo 6

 

don Carlo

 

Il preludio di Bach che ora ascoltiamo ci porta nell’interiorità. E’ un dialogo semplice e luminoso, tra Dio e l’anima che si abbandona con fiducia ad un progetto d’amore più grande. Il tutto in un clima di grande bellezza e di profonda pace.

 

 

Bach: Preludio                                          

 


3.         TESTIMONE DI SPERANZA

 

 

Diapo 7

 

don Natale

 

Costretto all’inattività, piano piano comprende l’importanza di vivere il momento presente e scopre che proprio riempiendo ogni momento con l’amore nasce e cresce nel cuore la speranza. Il presente è l’unico tempo che possediamo nelle nostre mani. Il passato è già passato, il futuro non sappiamo se ci sarà. La nostra vera ricchezza dunque è il presente.

 

 Lettore

 

“Dopo il mio arresto, vengo portato durante la notte da Saigon fino a Nhatrang, un viaggio di 450 Km., in mezzo a due poliziotti. Ha inizio l’esperienza di una vita da carcerato: non ho più orario.

In quei giorni, in quei mesi tanti sentimenti confusi mi arrovellano la mente: tristezza, paura, tensione. Il mio cuore è lacerato per la lontananza dal mio popolo. Nel buio della notte, in mezzo a questo oceano di angoscia, piano piano mi risveglio: “Devo affrontare la realtà. Sono in prigione. Se aspetto il momento opportuno per fare qualcosa di veramente grande, quante volte mi si presenteranno simili occasioni? C’è una sola cosa che arriverà certamente: la morte. Occorre afferrare le occasioni che si presentano ogni giorno, per compiere azioni ordinarie in modo straordinario”. Nelle lunghe notti in prigione, mi rendo conto che vivere il momento presente è la via più semplice e più sicura alla santità”.

“Io non aspetterò - mi sono detto -. Voglio vivere il momento presente, colmandolo di amore.

Il cammino della speranza è fatto di piccoli passi di speranza. La vita di speranza è fatta di brevi passi di speranza.

Ogni minuto voglio dirti: Gesù, ti amo, la mia vita è sempre una “nuova ed eterna alleanza con te”.

 

don Natale 

 

Ma in quale modo poteva riempire le lunghe giornate formate da interminabili minuti? Che cosa poteva sostenerlo e dargli la forza di ricominciare ogni momento ad amare?  La Parola di Dio ha riempito di luce i momenti oscuri della sua vita da carcerato.

 

Diapo 8


Lettore

 

“Quando avevo perso tutto ed ero in prigione, ho pensato di prepararmi un vademecum che mi potesse consentire di vivere anche in quella situazione la Parola di Dio. Non avevo né carta né quaderni, ma la polizia mi forniva dei fogli sui quali avrei dovuto scrivere le risposte alle tante domande che mi facevano. Allora, a poco a poco, ho cominciato a sottrarre alcuni di questi pezzi di carta e sono riuscito a fare una minuscola agenda sulla quale giorno per giorno ho potuto scrivere, in latino, più di 300 frasi della sacra Scrittura che ricordavo a memoria. La Parola di Dio, così ricostruita, è stata il mio vademecum quotidiano, il mio scrigno prezioso da cui attingere forza e alimento”.

“Nella prigione di Phu-Khanh, i cattolici dividevano il Nuovo Testamento, che avevano portato di nascosto, in piccoli foglietti, se li distribuivano e li imparavano a memoria. Siccome il pavimento era di terra o di sabbia, quando sentivano i passi dei poliziotti, nascondevano la Parola di Dio sotto il suolo.

La sera, al buio, ognuno recitava a turno la parte che aveva imparato. Era impressionante e commovente sentire nel silenzio e nell’oscurità la Parola di Dio,  il Vangelo vivo, recitato con tutta la forza d’animo da cristiani che lo vivevano sulla loro pelle.

 

don Natale 

 

In tutti i tempi e in modo speciale in tempi di persecuzione, l’Eucaristia è stata il segreto della vita dei cristiani: il cibo dei testimoni, il pane della speranza.

Si commuoveva ancora il cardinale quando ricordava le Messe, che, inaspettatamente e sempre nascostamente, aveva potuto celebrare ogni giorno.

 

don Paolo:

 

Quando sono stato arrestato, ho dovuto andarmene subito a mani vuote. L'indomani mi è stato permesso di scrivere ai miei per chiedere le cose più necessarie. Ho scritto tra l'altro: Per favore, mandatemi un po' di vino, come medicina contro il mal di stomaco. I fedeli hanno subito capito e mi hanno mandato una piccola bottiglia di vino per la Messa con l'etichetta: "Medicina contro il mal di stomaco" e delle ostie nascoste in una fiaccola contro l'umidità. Così ogni giorno, con tre gocce di vino e una goccia d'acqua nel palmo della mano, ho celebrato la Messa. Era questo il mio altare ed era questa la mia cattedrale ! Era la vera medicina dell'anima e del corpo. Ogni volta avevo l'opportunità di stendere le mani e di inchiodarmi sulla croce con Gesù, di bere con lui il calice più amaro. Ogni giorno, recitando le parole della consacrazione, confermavo con tutto il cuore e con tutta l'anima un nuovo patto, un patto eterno fra me e Gesù, mediante il suo sangue mescolato al mio. Erano le più belle Messe della mia vita !

 

Diapo 9

 

don Carlo

 

La prima Ballata è uno dei capolavori di Chopin. Ha una ricchezza straordinaria di emozioni e di sentimenti: possiamo riconoscere nostalgia, quiete, esultanza, angoscia, danza, speranza. E la musica così dà voce alle esperienze straordinarie che abbiamo appena ascoltato.

 

Chopin: Ballata n.1                                


 

4.         L’ARTE DI AMARE

 

 

Diapo 10

 

don Natale

 

Il rapporto con le guardie che lo sorvegliavano non è stato inizialmente facile. Ma …tutto vince l’amore! Quando l’amore è vero suscita in risposta ancora amore e così, a poco a poco, amando i suoi carcerieri è riuscito a conquistarseli e a farseli pure amici. Tanto che l’idea iniziale dei capi di sostituirli ogni due settimane per non essere contaminati da questo pericoloso vescovo, si è tramutata nella decisione di non cambiarli più “altrimenti - dicevano - questo vescovo contaminerà tutti i poliziotti”.

Ascoltiamo ora una sua splendida esperienza raccontata da lui proprio in questa sala il 28 giugno 2001, in una Messa da lui presieduta.

 

Filmato

 

Un giorno dovevo tagliare un bel po' di legname. Allora ho domandato ad una delle guardie:

- Mi permetta di tagliare un pezzo di legno in forma di croce?

- Ma perché?

Ho detto semplicemente: - Per un ricordo!

- È vietato! - è stata la secca risposta. - Sì, lo so. Ma lei é mio amico. - Ma se sarò scoperto, sarò punito.

- È vero che io non posso fare questo davanti ai suoi occhi, ma lei chiuda gli occhi, non mi guardi.

Allora è andato via, e così ho potuto tagliare un pezzo di legno in forma di croce che ho nascosto nel sapone finché sono stato in carcere.

Poi, quando fui rimesso in libertà, l'ho ricoperto con un po' di metallo ed è diventa­ta la mia croce di vescovo.

Più tardi in un'altra prigione presso Hanoi ho domandato ad un'altra guardia:

- Lei può aiutarmi?

- A fare cosa?

- Voglio tagliare un pezzo di filo elettrico.

Preoccupato, mi chiede: - Lei vuole suicidarsi?

No. Io devo vivere per portare avanti i valori del cristianesimo.

- Allora che cosa vuol fare?

- Una catena per portare la mia croce.

- Ma come si può fare una catena con filo elettrico?

- Io posso farla. Mi presti due piccole tenaglie e glielo mostrerò.

È andato via senza dirmi niente. Pochi giorni dopo è tornato:

- Io non posso rifiutarle questo, perché lei è troppo buon amico. Domani è il mio turno di guardia dalle sette alle undici. Porterò il filo elettrico. Però abbiamo solo queste quat­tro ore. Dopo, se qualcuno viene e ci vede può denunciarci, per cui bisogna finire entro quel tempo.

Abbiamo finito effettivamente in quattro ore. Ed è questa catena che oggi sostiene la mia croce pettorale.

Ma non si tratta solo di un ricordo. Essa serve, adesso come allora, a rendere viva la chiamata di Gesù che abbiamo ascoltato nel vangelo appena letto: «Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati. Io ho dato la mia vita per voi. Date anche voi la vita per i vostri amici» (cf Gv 15, 12-13). È il segno del più grande amore.

 

Diapo 11

 

 

Schumann: (Eusebio)


5.         MARIA

 

Diapo 12

 

don Natale

 

Imprigionato nel giorno dell’Assunta del 1975, desiderava, nel caso dovesse essere liberato, che ciò avvenisse in un’altra festa di Maria. Tanto forte era il suo legame con la Madre di Dio invocata soprattutto nei momenti in cui, ridotto all’estremo limite, non riusciva a recitare nessuna preghiera, ma, rimettendo tutto nelle mani di Maria, ripeteva semplicemente le sole parole: Ave Maria.

 

Lettore

 

“Durante la marcia nelle tenebre da carcerato, ho pregato Maria con tutta semplicità: “Madre, se tu vedi che non potrò essere più utile alla tua Chiesa, concedimi la grazia di consumare la mia vita in prigione. Altrimenti, concedimi di uscire dalla prigione in una tua festa”.

Un giorno, mentre mi sto preparando il pranzo, sento squillare il telefono delle mie guardie. “Forse questa telefonata è per me! E’ vero, oggi è il 21 novembre, festa della Presentazione di Maria al Tempio!”. Poco dopo una delle guardie viene e mi dice: “Dopo il pranzo si vesta bene. Andrà a vedere il capo”. In quel pomeriggio ho incontrato il Ministro degli Interni. “Lei ha un desiderio da esprimere?” “Sì, Signor Ministro, voglio la libertà”. “Quando?”. “Oggi”. Il Ministro mi guarda molto sorpreso. Spiego: “Signor Ministro, sono stato troppo a lungo in prigione. Sotto tre pontificati. Quello di Paolo VI, di Giovanni Paolo I e di Giovanni Paolo II. E inoltre sotto quattro Segretari generali del Partito comunista sovietico”. Lui si mette a ridere e voltandosi verso il suo segretario dice: “Fate il necessario per esaudire il suo desiderio”. Esulto: Maria mi libera: Grazie a te, Madre! Buona festa!

 

Diapo 13

Gounod: Ave Maria


6.         LA LIBERTA’

 

Diapo 14

 

don Natale 

 

Liberato dalla prigione venne a Roma dove il 24 novembre 1994 fu nominato Vice-presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e il 24 giugno 1998 Presidente dello stesso consiglio, carica che manterrà fino alla sua morte avvenuta il 16 settembre 2002.

Nella quaresima dell’anno santo il papa Giovanni Paolo II lo invitò a predicare gli Esercizi Spirituali in Vaticano. Ringraziandolo per le meditazioni da lui dettate, disse: "Testimone egli stesso della Croce nei lunghi anni di carcerazione in Viet Nam, ci ha raccontato frequentemente fatti ed episodi della sua sofferta prigionia, rafforzandoci così nella consolante certezza che, quando tutto crolla attorno a noi e forse anche dentro di noi, Cristo resta l’indefettibile nostro sostegno”.

Nel concistoro del 21 febbraio 2001 il Santo Padre lo aveva elevato alla dignità cardinalizia.

 

don Paolo:

 

Quando sono stato nominato cardinale dal Santo Padre, ho sentito nel mio cuore: Io non sono degno, pregate per me. Nella grazia gratuita del Signore mi sento pieno della sua misericordia. Ho passato 13 anni in carcere. Adesso per me dare la vita significa lavorare nel servizio alla Chiesa e all'umanità nel dicastero Giustizia e Pace. In esso posso diminuire la miseria nel mondo, portare la pace, cancellare il debito, alleviare la fame e la malattia nel mondo.

Diapo 15

don Carlo:

Il brano musicale che ora interpreto esprime la gioia della ritrovata libertà. E’ pieno di gioia, di allegria, di freschezza.

 

Paganini - Liszt: La campanella

 


7.         CON GIOIA E CON AMORE

 

Diapo 16

 

Nella Messa, da lui presieduta di cui abbiamo ascoltato poco fa un episodio, ci disse queste parole:

 

don Paolo

 

C'è stato un fatto che per me fu impressionante. Tutta la corrispondenza che io potevo ricevere erano soltanto due lettere dalla mia mamma ogni anno. Ma un giorno mi è arrivata una lettera di Chiara Lubich. Non so come, ma è arrivata, la polizia me l'ha passa­ta. E' stata una grande gioia e sostegno, per­ché mi sono sentito in comunione con voi tutti pur essendo isolato e lontano.

 

don Natale

 

In una visita in ospedale ho trovato il Cardinale particolarmente luminoso in volto. “Oggi ha telefonato il Santo Padre”Durante la visita giunge una telefonata. Mi accorgo trattasi di un colloquio tra amici. Al termine il cardinale stesso mi dice:

 

Lettore 

 

Mi ha telefonato Mondadori; verrà a trovarmi”.

 

don Natale 

 

Non conoscevo il personaggio; solo il cognome mi riportava alla famosa casa editrice. Il cardinale mi racconta della sua vita e della sua conversione. Lo incontro personalmente il giorno in cui il Cardinale lascia l’ospedale: viene con il suo autista, accompagna il cardinale alla Stazione Centrale; ha già tutto predisposto, persino il sollevatore, per evitare qualsiasi sforzo al malato. Rimango con entrambi una buona mezz’ora in sala di attesa. E’ un momento intenso.

Ricordo infine l’ultima telefonata con il cardinale, poche settimana prima della sua partenza per il cielo. Già era debilitato, ma ha voluto ugualmente rispondere al telefono. “Eminenza, - dico- so che sta soffrendo molto, ma so anche che offre tutto”.

 

Lettore

 

“Sì  con gioia e con amore”.

 

don Natale

 

Sono le ultime parole che mi ha rivolto e che mi rimangono impresse nella mente e nel cuore.

 

Diapo 17

Beethoven - Liszt: Inno alla gioia

 

Diapo 18