TESTIMONE
DELLA SPERANZA
Testimonianza e meditazione in musica
sulla vita del
François - Xavier Nguyen
VAN THUAN
Al
pianoforte don Carlo Josè Seno
Testimonianza
di don Natale Monza
Voce
recitante Marco Pigni
Ascolteremo don Natale che l’ha conosciuto e che ci
racconterà quanto di lui ha nel cuore. Sentiremo Marco che ci leggerà alcuni
brani tratti dagli scritti del Cardinal van Thuan stesso. Io mi permetterò
semplicemente di commentare quanto viene letto e raccontato attraverso il
linguaggio della musica, proponendo alcuni brani musicali evocativi che possono
aiutare a interiorizzare l’ascolto. Il
tutto con un desiderio: quello di mettere a ciascuno di noi, nel cuore, il
proposito di diventare testimone della speranza.
1.
L’INCONTRO
Diapo 2
don Natale
Ho
conosciuto il cardinale e ho mantenuto con lui frequenti contatti solo negli
ultimi quattro mesi della sua vita. La domenica 5 maggio 2002 nel tardo
pomeriggio insieme a un altro sacerdote attendevo all’aeroporto di Linate il
cardinal van Thuan che giungeva a Milano per sottoporsi a un intervento
chirurgico al centro dei tumori. Mi accoglie con un abbraccio fraterno, da
vecchi amici (non ci conoscevamo prima d’allora); ma ho avuto la percezione
immediata di trovarmi di fronte ad un singolare uomo di Dio.
Accompagnato
il cardinale alla pensione per depositare i bagagli, ci siamo messi alla
ricerca di un ristorante aperto, finché siamo approdati in una “trattoria”. Ha
chiesto per sé una semplice omelette, mentre voleva che noi ordinassimo il
meglio che ci veniva offerto. A tavola ci manifestava la sua preoccupazione, ma
anche la sua fiducia per quel “brutto” intervento che avrebbe dovuto subire. Si
trattava di un intervento con una durata prevista di 18/20 ore eseguito da tre
équipe di medici che si sarebbero succedute.
L’indomani il
ricovero in ospedale; due giorni dopo l’intervento, durato solo 7 ore a motivo
della situazione sfavorevole riscontrata durante l’intervento stesso.
Ho passato la
notte tra giovedì e venerdì in ospedale per l’assistenza. Proprio durante le
ore notturne il cardinale, dopo una telefonata del chirurgo, veniva trasportato
in sala di cura intensiva per poter meglio controllare tutte le sue funzioni.
Nessun lamento; alle spiegazioni del medico,
la sua risposta era sempre un appena percettibile “sì”.
E’ rimasto a Milano due settimane dopo l’intervento;
ho potuto visitarlo più volte e mantenere anche contatti telefonici. Poi è
tornato a Roma.
Diapo
3
Il brano di Rachmaninoff che ora interpreto
ha in sé un forte carica emotiva. Esprime presagi di sofferenza talora
laceranti e momenti di inquietudine, di agitazione. Poi, raggiunto il vertice
della tensione tutto si calma poco a poco. E gli ultimi accordi si aprono ad un
orizzonte di pace.
Rachmaninoff:
Preludio
2.
IN PRIGIONE
Diapo
4
don Natale
Ma chi è il
cardinal Van Thuan?
Nato il 17
aprile 1928 è stato educato alla fede particolarmente dalla mamma Elisabeth. La
mamma ultracentenaria ancora in vita nel momento della morte del cardinale, è
la “donna forte che ha sepolto i suoi fratelli massacrati dai traditori, a cui
ha poi sinceramente perdonato, accogliendoli sempre, come se niente fosse
successo”. Van Thuan discende da una famiglia che può annoverare numerosi martiri:
nel 1885 tutti gli abitanti del villaggio di sua madre furono bruciati nella
chiesa parrocchiale, eccetto suo nonno che in quel tempo studiava in Malesia; i
suoi antenati paterni sono stati vittima di molte persecuzioni tra il 1698 e il
1885.
E’ stato ordinato
sacerdote l’11 giugno 1953; consacrato vescovo di Nha Trang il 24 giugno 1967
(a 39 anni) è stato poi nominato da Paolo VI arcivescovo coadiutore di Saigon,
l’attuale Hochiminville, il 24 aprile 1975.
Dopo pochi
mesi però con l’avvento del regime comunista è stato arrestato ed incarcerato
il giorno dell’Assunzione di quello stesso anno.
Diapo 5
Lettore
“Il 15 agosto 1975, festa
dell’Assunta, a Saigon sono stato invitato a recarmi al Palazzo dell’Indipendenza.
Là sono stato arrestato. Erano le 14.00. In quel momento tutti i sacerdoti, i
religiosi e le religiose erano stati convocati al Teatro dell’Opera, allo scopo
di evitare ogni reazione da parte del popolo. Inizia così per me una nuova e specialissima
tappa della mia lunga avventura.
Sono partito da casa vestito
con la tonaca, con un rosario in tasca. Durante il viaggio verso la prigione,
mi rendo conto che sto perdendo tutto. Non mi resta che affidarmi alla
Provvidenza di Dio. Pur in mezzo a tanta ansia, sento una grande gioia: oggi è
la festa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria in cielo.
Da quel momento è vietato
chiamarmi vescovo, padre…Sono il signor van Thuan. Non posso più portare nessun
segno della mia dignità. Senza preavviso, mi viene chiesto, anche da parte di
Dio, un ritorno all’essenziale”.
don Natale
Durante le
visite in ospedale il cardinale raccontava volentieri le esperienze più
significative dei suoi 13 anni di prigione, nove dei quali in isolamento.
All’inizio della sua lunga prigionia, in questa nuova, imprevista situazione
van Thuan, pur essendo già vescovo, ha la grazia di riscoprire con maggior
profondità la radice dell’esperienza cristiana.
Lettore
“Durante la mia lunga
tribolazione di nove anni di isolamento, in una cella senza finestre, a volte
sotto la luce elettrica per molti giorni, a volte nell’oscurità, mi sentivo
soffocare per il caldo e l’umidità, al limite della pazzia. Ero ancora un
giovane vescovo, con otto anni di esperienza pastorale. Non riuscivo a dormire,
ero tormentato al pensiero di dover abbandonare la diocesi, di lasciar andare
in rovina tante opere che avevo avviato per Dio. Sperimentavo come una rivolta
in tutto il mio essere.
Una notte, dal profondo del
cuore una voce mi disse: “Perché ti tormenti così? Tu devi distinguere tra Dio
e le opere di Dio. Tutto ciò che hai compiuto e desideri continuare a fare … è
un’opera eccellente, sono opere di Dio, ma non sono Dio! Se Dio vuole che tu
abbandoni tutto ciò, fallo subito, e abbi fiducia in lui! Dio farà le cose
infinitamente meglio di te. Egli affiderà le sue opere ad altri che sono molto
più capaci di te. Tu hai scelto Dio solo, non le sue opere!”. …Da quel momento
una nuova forza ha riempito il mio cuore e mi ha accompagnato per 13 anni. Sentivo
la mia debolezza umana, rinnovavo questa scelta di fronte alle situazioni
difficili, e la pace non mi è mai mancata”.
Diapo 6
don Carlo
Il
preludio di Bach che ora ascoltiamo ci porta nell’interiorità. E’ un dialogo
semplice e luminoso, tra Dio e l’anima che si abbandona con fiducia ad un
progetto d’amore più grande. Il tutto in un clima di grande bellezza e di
profonda pace.
Bach: Preludio
3.
TESTIMONE DI SPERANZA
Diapo 7
don Natale
Costretto
all’inattività, piano piano comprende l’importanza di vivere il momento
presente e scopre che proprio riempiendo ogni momento con l’amore nasce e
cresce nel cuore la speranza. Il presente è l’unico tempo che possediamo nelle
nostre mani. Il passato è già passato, il futuro non sappiamo se ci sarà. La
nostra vera ricchezza dunque è il presente.
Lettore
“Dopo il mio arresto, vengo portato durante la notte
da Saigon fino a Nhatrang, un viaggio di 450 Km., in mezzo a due poliziotti. Ha
inizio l’esperienza di una vita da carcerato: non ho più orario.
In quei giorni, in quei mesi
tanti sentimenti confusi mi arrovellano la mente: tristezza, paura, tensione.
Il mio cuore è lacerato per la lontananza dal mio popolo. Nel buio della notte,
in mezzo a questo oceano di angoscia, piano piano mi risveglio: “Devo
affrontare la realtà. Sono in prigione. Se aspetto il momento opportuno per
fare qualcosa di veramente grande, quante volte mi si presenteranno simili
occasioni? C’è una sola cosa che arriverà certamente: la morte. Occorre
afferrare le occasioni che si presentano ogni giorno, per compiere azioni
ordinarie in modo straordinario”. Nelle lunghe notti in prigione, mi rendo
conto che vivere il momento presente è la via più semplice e più sicura alla
santità”.
“Io non aspetterò - mi sono detto -. Voglio vivere
il momento presente, colmandolo di amore.
Il cammino della speranza è fatto di piccoli passi
di speranza. La vita di speranza è fatta di brevi passi di speranza.
Ogni minuto voglio dirti: Gesù, ti amo, la mia vita
è sempre una “nuova ed eterna alleanza con te”.
don Natale
Ma in
quale modo poteva riempire le lunghe giornate formate da interminabili minuti?
Che cosa poteva sostenerlo e dargli la forza di ricominciare ogni momento ad
amare? La Parola di Dio ha riempito di
luce i momenti oscuri della sua vita da carcerato.
Diapo 8
Lettore
“Quando avevo perso tutto ed ero in prigione, ho
pensato di prepararmi un vademecum che mi potesse consentire di vivere anche in
quella situazione la Parola di Dio. Non avevo né carta né quaderni, ma la
polizia mi forniva dei fogli sui quali avrei dovuto scrivere le risposte alle
tante domande che mi facevano. Allora, a poco a poco, ho cominciato a sottrarre
alcuni di questi pezzi di carta e sono riuscito a fare una minuscola agenda
sulla quale giorno per giorno ho potuto scrivere, in latino, più di 300 frasi
della sacra Scrittura che ricordavo a memoria. La Parola di Dio, così
ricostruita, è stata il mio vademecum quotidiano, il mio scrigno prezioso da
cui attingere forza e alimento”.
“Nella prigione di
Phu-Khanh, i cattolici dividevano il Nuovo Testamento, che avevano portato di
nascosto, in piccoli foglietti, se li distribuivano e li imparavano a memoria.
Siccome il pavimento era di terra o di sabbia, quando sentivano i passi dei
poliziotti, nascondevano la Parola di Dio sotto il suolo.
La sera, al buio, ognuno
recitava a turno la parte che aveva imparato. Era impressionante e commovente
sentire nel silenzio e nell’oscurità la Parola di Dio, il Vangelo vivo, recitato con tutta la forza
d’animo da cristiani che lo vivevano sulla loro pelle.
don Natale
In tutti i tempi e in modo speciale in tempi
di persecuzione, l’Eucaristia è stata il segreto della vita dei cristiani: il
cibo dei testimoni, il pane della speranza.
Si
commuoveva ancora il cardinale quando ricordava le Messe, che, inaspettatamente
e sempre nascostamente, aveva potuto celebrare ogni giorno.
don Paolo:
Quando
sono stato arrestato, ho dovuto andarmene subito a mani vuote. L'indomani mi è
stato permesso di scrivere ai miei per chiedere le cose più necessarie. Ho
scritto tra l'altro: Per favore, mandatemi un po' di vino, come medicina contro
il mal di stomaco. I fedeli hanno subito capito e mi hanno mandato una piccola
bottiglia di vino per la Messa con l'etichetta: "Medicina contro il mal di
stomaco" e delle ostie nascoste in una fiaccola contro l'umidità. Così
ogni giorno, con tre gocce di vino e una goccia d'acqua nel palmo della mano,
ho celebrato la Messa. Era questo il mio altare ed era questa la mia cattedrale
! Era la vera medicina dell'anima e del corpo. Ogni volta avevo l'opportunità
di stendere le mani e di inchiodarmi sulla croce con Gesù, di bere con lui il
calice più amaro. Ogni giorno, recitando le parole della consacrazione,
confermavo con tutto il cuore e con tutta l'anima un nuovo patto, un patto
eterno fra me e Gesù, mediante il suo sangue mescolato al mio. Erano le più
belle Messe della mia vita !
Diapo 9
don Carlo
La prima
Ballata è uno dei capolavori di Chopin. Ha una ricchezza straordinaria di
emozioni e di sentimenti: possiamo riconoscere nostalgia, quiete, esultanza,
angoscia, danza, speranza. E la musica così dà voce alle esperienze
straordinarie che abbiamo appena ascoltato.
Chopin: Ballata n.1
4.
L’ARTE DI AMARE
Diapo 10
don Natale
Il
rapporto con le guardie che lo sorvegliavano non è stato inizialmente facile.
Ma …tutto vince l’amore! Quando l’amore è vero suscita in risposta ancora amore
e così, a poco a poco, amando i suoi carcerieri è riuscito a conquistarseli e a
farseli pure amici. Tanto che l’idea iniziale dei capi di sostituirli ogni due
settimane per non essere contaminati da questo pericoloso vescovo, si è
tramutata nella decisione di non cambiarli più “altrimenti - dicevano - questo
vescovo contaminerà tutti i poliziotti”.
Ascoltiamo ora una sua splendida
esperienza raccontata da lui proprio in questa sala il 28 giugno 2001, in una
Messa da lui presieduta.
Filmato
Un giorno dovevo tagliare
un bel po' di legname. Allora ho domandato ad una delle guardie:
- Mi permetta di tagliare
un pezzo di legno in forma di croce?
- Ma perché?
Ho detto semplicemente: -
Per un ricordo!
- È vietato! - è stata la
secca risposta. - Sì, lo so. Ma lei é mio amico. - Ma se sarò scoperto, sarò
punito.
- È vero che io non posso
fare questo davanti ai suoi occhi, ma lei chiuda gli occhi, non mi guardi.
Allora è andato via, e così
ho potuto tagliare un pezzo di legno in forma di croce che ho nascosto nel
sapone finché sono stato in carcere.
Poi, quando fui rimesso in
libertà, l'ho ricoperto con un po' di metallo ed è diventata la mia croce di
vescovo.
Più tardi in un'altra
prigione presso Hanoi ho domandato ad un'altra guardia:
- Lei può aiutarmi?
- A fare cosa?
- Voglio tagliare un pezzo
di filo elettrico.
Preoccupato, mi chiede: -
Lei vuole suicidarsi?
No. Io devo vivere per
portare avanti i valori del cristianesimo.
- Allora che cosa vuol
fare?
- Una catena per portare la
mia croce.
- Ma come si può fare una
catena con filo elettrico?
- Io posso farla. Mi presti
due piccole tenaglie e glielo mostrerò.
È andato via senza dirmi
niente. Pochi giorni dopo è tornato:
- Io non posso rifiutarle
questo, perché lei è troppo buon amico. Domani è il mio turno di guardia dalle
sette alle undici. Porterò il filo elettrico. Però abbiamo solo queste quattro
ore. Dopo, se qualcuno viene e ci vede può denunciarci, per cui bisogna finire
entro quel tempo.
Abbiamo finito
effettivamente in quattro ore. Ed è questa catena che oggi sostiene la mia
croce pettorale.
Ma non si tratta solo di un
ricordo. Essa serve, adesso come allora, a rendere viva la chiamata di Gesù che
abbiamo ascoltato nel vangelo appena letto: «Amatevi gli uni gli altri come io
vi ho amati. Io ho dato la mia vita per voi. Date anche voi la vita per i
vostri amici» (cf Gv 15, 12-13). È il segno del più grande amore.
Diapo 11
Schumann: (Eusebio)
5.
MARIA
Diapo 12
don Natale
Imprigionato nel giorno
dell’Assunta del 1975, desiderava, nel caso dovesse essere liberato, che ciò
avvenisse in un’altra festa di Maria. Tanto forte era il suo legame con la
Madre di Dio invocata soprattutto nei momenti in cui, ridotto all’estremo
limite, non riusciva a recitare nessuna preghiera, ma, rimettendo tutto nelle
mani di Maria, ripeteva semplicemente le sole parole: Ave Maria.
Lettore
“Durante la marcia nelle
tenebre da carcerato, ho pregato Maria con tutta semplicità: “Madre, se tu vedi
che non potrò essere più utile alla tua Chiesa, concedimi la grazia di
consumare la mia vita in prigione. Altrimenti, concedimi di uscire dalla
prigione in una tua festa”.
Un giorno, mentre mi sto
preparando il pranzo, sento squillare il telefono delle mie guardie. “Forse
questa telefonata è per me! E’ vero, oggi è il 21 novembre, festa della
Presentazione di Maria al Tempio!”. Poco dopo una delle guardie viene e mi
dice: “Dopo il pranzo si vesta bene. Andrà a vedere il capo”. In quel
pomeriggio ho incontrato il Ministro degli Interni. “Lei ha un desiderio da
esprimere?” “Sì, Signor Ministro, voglio la libertà”. “Quando?”. “Oggi”. Il
Ministro mi guarda molto sorpreso. Spiego: “Signor Ministro, sono stato troppo
a lungo in prigione. Sotto tre pontificati. Quello di Paolo VI, di Giovanni
Paolo I e di Giovanni Paolo II. E inoltre sotto quattro Segretari generali del
Partito comunista sovietico”. Lui si mette a ridere e voltandosi verso il suo
segretario dice: “Fate il necessario per esaudire il suo desiderio”. Esulto:
Maria mi libera: Grazie a te, Madre! Buona festa!
Diapo 13
Gounod:
Ave Maria
6.
LA
LIBERTA’
don Natale
Liberato dalla prigione venne a Roma dove il
24 novembre 1994 fu nominato Vice-presidente del Pontificio Consiglio della
Giustizia e della Pace e il 24 giugno 1998 Presidente dello stesso consiglio,
carica che manterrà fino alla sua morte avvenuta il 16 settembre 2002.
Nella
quaresima dell’anno santo il papa Giovanni Paolo II lo invitò a predicare gli
Esercizi Spirituali in Vaticano. Ringraziandolo per le meditazioni da lui
dettate, disse: "Testimone egli stesso della Croce nei lunghi anni di
carcerazione in Viet Nam, ci ha raccontato frequentemente fatti ed episodi
della sua sofferta prigionia, rafforzandoci così nella consolante certezza che,
quando tutto crolla attorno a noi e forse anche dentro di noi, Cristo resta
l’indefettibile nostro sostegno”.
Nel concistoro
del 21 febbraio 2001 il Santo Padre lo aveva elevato alla dignità cardinalizia.
don Paolo:
Quando sono stato nominato
cardinale dal Santo Padre, ho sentito nel mio cuore: Io non sono degno, pregate
per me. Nella grazia gratuita del Signore mi sento pieno della sua
misericordia. Ho passato 13 anni in carcere. Adesso per me dare la vita
significa lavorare nel servizio alla Chiesa e all'umanità nel dicastero
Giustizia e Pace. In esso posso diminuire la miseria nel mondo, portare la
pace, cancellare il debito, alleviare la fame e la malattia nel mondo.
Diapo 15
don Carlo:
Il brano musicale che ora interpreto esprime la
gioia della ritrovata libertà. E’ pieno di gioia, di allegria, di freschezza.
Paganini -
Liszt: La campanella
7.
CON GIOIA E CON AMORE
Diapo 16
Nella Messa,
da lui presieduta di cui abbiamo ascoltato poco fa un episodio, ci disse queste
parole:
don Paolo
C'è stato un fatto che per me fu impressionante.
Tutta la corrispondenza che io potevo ricevere erano soltanto due lettere dalla
mia mamma ogni anno. Ma un giorno mi è arrivata una lettera di Chiara Lubich.
Non so come, ma è arrivata, la polizia me l'ha passata. E' stata una grande
gioia e sostegno, perché mi sono sentito in comunione con voi tutti pur
essendo isolato e lontano.
don Natale
In una
visita in ospedale ho trovato il Cardinale particolarmente luminoso in volto.
“Oggi ha telefonato il Santo Padre”Durante la
visita giunge una telefonata. Mi accorgo trattasi di un colloquio tra amici. Al
termine il cardinale stesso mi dice:
Lettore
“Mi ha telefonato Mondadori;
verrà a trovarmi”.
don Natale
Non
conoscevo il personaggio; solo il cognome mi riportava alla famosa casa
editrice. Il cardinale mi racconta della sua vita e della sua conversione. Lo
incontro personalmente il giorno in cui il Cardinale lascia l’ospedale: viene
con il suo autista, accompagna il cardinale alla Stazione Centrale; ha già
tutto predisposto, persino il sollevatore, per evitare qualsiasi sforzo al
malato. Rimango con entrambi una buona mezz’ora in sala di attesa. E’ un
momento intenso.
Ricordo
infine l’ultima telefonata con il cardinale, poche settimana prima della sua
partenza per il cielo. Già era debilitato, ma ha voluto ugualmente rispondere
al telefono. “Eminenza, - dico- so che sta soffrendo molto, ma so anche che
offre tutto”.
Lettore
“Sì con gioia e con amore”.
don Natale
Sono le
ultime parole che mi ha rivolto e che mi rimangono impresse nella mente e nel
cuore.
Diapo 17
Beethoven
- Liszt: Inno alla gioia
Diapo
18